Era il giugno 2002 quando a Budapest, il Comitato Scientifico Internazionale inserì nella Lista Unesco Ragusa, Modica e Scicli assieme ad altre cinque città del sud-est della Sicilia: Caltagirone, Militello in Val di Catania, Catania, Noto, Palazzolo. Tutte distrutte dal terremoto del 1693, tutte ricostruite a “regola d’arte” e incastonate nell’opulenza del Tardobarocco.
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La citta di Ragusa sorge nella parte meridionale dei monti Iblei. Preziosa testimonianza del tardo barocco, con i suoi palazzi dai volti furiosi ,burleschi e ghignanti, dalle facciate maestose e scenografiche che si possono riscontrare sia nel centro storico di Ragusa superiore che in tutto il cuore pulsante del barocco Ibleo che è Ragusa Ibla, l’antica Hybla Heraia. L'origine del nome Ragusa risale all'epoca bizantina, Ρογος, Ragous, Rogos ovvero granaio, dovuto alla ricchezza agricola della zona. Durante il dominio arabo, il nome divenne Ragus o Rakkusa che in arabo significa "luogo famoso per un sorprendente avvenimento", probabilmente una battaglia. Infine in epoca normanna e aragonese venne latinizzato in Ragusia, per poi diventare alla fine del XVIII secolo Ragusa. Heraea a sua volta verrebbe da una presunta identificazione dell'abitato con l'antica Hybla Heraia, la cui effettiva ubicazione non è mai stata accertata.
Il barocco a Ragusa sprigiona originalità, le architetture si ispirano ad esempi internazionali quali: Boemia, Austria, Praga pur restando fortemente originali grazie alle maestranze locali che l’hanno realizzato. Facendo una passeggiata il barocco si manifesta per ciò che appare e non per ciò che è, questo d'altronde è il suo fascino.
L’UNESCO ha delineato una mappa delle meraviglie dichiarando 18 monumenti beni dell’umanità.
CHIESE E PALAZZI DEL TARDO BAROCCO DI RAGUSA SUPERIORE E RAGUSA IBLA
- Il duomo di S. Giorgio con la sua famosa scalinata e le sue colonne è una delle massime espressioni a livello mondiale dell'architettura sacra barocca, la chiesa antica sorgeva all'estremità est dell'abitato, dove si trova ancora l'antico portale. Fu riedificata al posto della chiesa di San Nicola, che fino al XVI secolo era stata di rito greco. Del progetto venne incaricato il grande architetto Rosario Gagliardi, si conservano tuttora le antiche tavole originali, esso è caratterizzato dalla monumentale facciata a torre che ingloba anche il campanile nel prospetto e termina con una cuspide a bulbo.
- La Chiesa di San Giuseppe edificata nel 1756 per iniziativa delle monache benedettine, progettata dal Gagliardi, la facciata a tre ordini, ricca di intagli e sculture. L'interno è caratterizzato da una pianta ovale, la copertura è costituita da una grande cupola.
- La chiesa delle SS. Anime del Purgatorio ricostruita completamente nel XVIII secolo a tre navate e con facciata tripartita.
- La chiesa di S. Filippo Neri sorta intorno al XVII secolo grazie alla confraternita devota al santo, il prospetto molto semplice si affaccia su un piccolo sagrato ed è impreziosito dal portone d'ingresso. L'interno, ad aula, con una cappella sul lato destro, fu rimaneggiato alla fine dell'Ottocento.
- La chiesa di Maria Santissima dell'Itria è la chiesa commendale del Sovrano Militare Ordine di Malta, La chiesa, che è situata al centro dell'antico quartiere ebraico di "Cartellone", non fu particolarmente colpita dal sisma, essa però venne ugualmente ampliata e modifica in stile barocco, diventando uno dei luoghi di culto più importanti del quartiere.
- Convento e chiesa di San Francesco all'Immacolata la chiesa sorse probabilmente nel XIII secolo, i frati francescani la vollero allocare all'estremità dell'abitato per poter svolgere l'accoglienza e la cura dei malati. La torre campanaria è tra le più antiche della Sicilia, databile infatti al periodo svevo.
- Convento e chiesa di S. Maria del Gesù costruita intorno al 1636 per volere dei frati minori riformati, il prospetto ha una caratteristica forma a capanna e ha come unico ornamento il portale scandito da due semicolonne che reggono un timpano spezzato. Vi è un piccolo campanile posto sul lato sinistro della chiesa. L'interno è riccamente adornato da stucchi e affreschi.
- La chiesa di S. Maria dei miracoli venne edificata intorno alla metà del XVII secolo dopo il rinvenimento di una immagine della Madonna col Bambino, di origine bizantina. Ha una pianta ottagonale allungata e rappresenta dunque un unicum nel contesto ibleo, il dipinto sacro, presenta caratteri cirillici preslavi, tuttora avvolta nel mistero, anche se secondo la leggenda fu portata da Isacco Comneno dove qui fu sepolto.
- La chiesa di S. Maria delle Scale costruita nel XV secolo del cui periodo rimangono avanzi di un portale e di un pregevole pulpito in pietra in stile gotico-catalano.
- Palazzo Nicastro edificato nella prima metà del XVIII secolo, divenne sede della cancelleria comunale, il prospetto principale si affaccia su una piazzetta che anticamente era l'unica via d'accesso al quartiere superiore della città. Due alte lesene racchiudono lo spazio in cui troneggia la grande tribuna, l'elemento di maggior pregio della costruzione.
- Palazzo Cosentini edificato nel XVIII secolo per iniziativa del barone Raffaele Cosentini. I tre balconi presenti, si caratterizzano per la ricchezza di decorazioni delle mensole con mascheroni dai volti grotteschi e deformi sormontati da figure di musicisti, in quello centrale, figure alludenti all'abbondanza e in quello a destra, personaggi del popolo. Il prospetto è laterale, delineato da due alte paraste.
- Palazzo Sortino –Trono edificato nel 1778 su parte delle mura dell'antico castello. L'imponente prospetto sovrasta la piazza degli archi e si affaccia sulla balconata. Vi è un ampio portale d'ingresso, lievemente convesso, che regge un balcone dalla cornice alquanto lineare realizzata in pietra calcarea con intarsi in pietra pece. I tre balconi laterali hanno grandi mensole in pietra pece scolpite a motivi vegetali e nelle aperture cornici in pietra calcarea, con un caratteristico fregio a lambrecchini di gusto rococò. Ai lati del portone d'ingresso due piccole aperture di forma ovale e nei tre partiti, grandi finestroni dalla cornice mistilinea sormontata da un fregio a conchiglia.
- Palazzo Battaglia la costruzione fu iniziata nel 1724 probabilmente dal Gagliardi. La facciata principale, rivolta verso la chiesa della SS. Annunziata, è costituita da un pianterreno ed un primo piano separati da una semplice fascia di pietra, nel sovrastante piano nobile troviamo tre balconi dalle sobrie cornici; quello centrale è sormontato dal grande scudo araldico con gli stemmi della casa nobiliare delle famiglie Battaglia e Giampiccolo.
- Palazzo La Rocca costruito intorno al 1765 dal barone La Rocca di S. Ippolito. Il prospetto, ad un piano, sobrio ed elegante, è caratterizzato da sette balconi sorretti ognuno da tre mensole in pietra pece. Vi sono raffigurate delle figure antropomorfe tra cui particolarmente interessante il flautista, il suonatore di liuto, la popolana col bimbo e le due figure unite in un abbraccio, ripetuto dai puttini nelle mensole piccole laterali.
- La Cattedrale di S. Giovanni imponente e maestosa è fra le più grandi chiese della Sicilia, prima del terremoto sorgeva nella parte ovest della città, sotto le mura del castello. I capomastri Giuseppe Recupero e Giovanni Arcidiacono progettarono la riedificazione in stile barocco. Possiede una maestosa facciata, ricca di intagli e sculture, è divisa in cinque partiti da grandi colonne, sul lato sinistro svetta il campanile che si innalza per oltre 50 metri. L'interno è a croce latina, con presbiterio absidato, è diviso da tre ampie navate e quattordici colonne in pietra pece ragusana come anche il pavimento, costituita anche da intarsi in calcare bianco, mentre nel 1858 fu costruito il grande organo Serassi con l'ampia cantoria in legno scolpito e dorato.
- Palazzo Zacco il palazzo, tra i più belli di Ragusa superiore, fu costruito dal barone Melfi. Si presenta con due prospetti, in ognuno dei quali si aprono tre balconi nel piano nobile. . Con questo palazzo entra a Ragusa lo stile rococò più sfrenato che ha riscontro solo in pochi altri edifici. Il palazzo diverrà la sede del museo delle tradizioni ragusane.
- Palazzo Bertini edificato alla fine del settecento, caratteristiche sono le sculture presenti, tre grandi teste, dette "mascheroni" che raffigurano tre personaggi della cultura barocca: il mendicante, il nobile e il mercante. Il primo è coperto di stracci e mostra un viso deforme con un grande naso e la bocca senza denti, il nobile, dallo sguardo fiero, ha un elegante cappello piumato da cui fuoriesce la capigliatura a boccoli, mentre il mercante ha il viso paffuto con un grande turbante ed un orecchino con una grande perla, segno di ricchezza e opulenza.
- Palazzo Vescovile Schininà di Sant'Elia fu costruito alla fine del XVIII secolo dal barone Mario Leggio Schininà marchese di Sant'Elia e primo sindaco di Ragusa superiore. Si estende per un intero isolato, dal 1950 la parte nord è stata regalata alla diocesi e successivamente vi furono trasferiti la sede del vescovado e alcuni uffici amministrativi, . È la più grande costruzione del tardo settecentesco di Ragusa.
Nella citta di Ragusa ibla si possono ammirare ancora:
- Portale di S. Giorgio che è quel che resta dell’antica chiesa di S. Giorgio del XII secolo, distrutta dal terremoto del 1693 è questo magnifico esempio di architettura gotico-catalana costruito con blocchi di calcare tenero, dal tenue colore rosato. La lunetta sopra l'architrave rappresenta il santo cavaliere che trafigge il drago, con la regina di Berito inginocchiata che assiste alla scena. L'arco è contenuto tra due lesene scanalate e lo spazio superiore è arricchito da due grandi losanghe, all'interno delle quali alloggia l'aquila ragusana.
- Porta Walter l’unica delle 5 porte d’ingresso alla città antica di Ibla, che ha resistito ai secoli e rappresenta uno dei pochi resti della cinta muraria, si trova ad Ibla attaccata alla chiesa di S. Maria del Gesù.
- Mura Bizantine si trovano alla periferia orientale di Ragusa Ibla, dietro la chiese delle SS: Anime del Purgatorio, nel quartiere Archi, facevano parte della cinta muraria difensiva del castello di Ragusa, costruito dai Bizantini e poi ingrandito dai Normanni.
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Circondata da tre colline che sembrano proteggerla, la città di Scicli si intravede già dai suoi tornanti con sullo sfondo il mar mediterraneo a fare da cornice a questa meraviglia, opera della natura e dell’arte umana.
Le origini della città di Scicli (gli abitanti “Sciclitàni”) sono molto antiche e risalgono, con ogni probabilità, al periodo siculo, quindi oltre tremila anni fa. Il nome, secondo alcuni studiosi, deriva da Šiclis, uno degli appellativi utilizzati per indicare iSiculi, i famosi popoli del mare che gli egiziani chiamavano Sheklesh, infatti questo paese un tempo era identificato con il nome di Scicla. Si discute tutt'oggi se è possibile identificare Scicli con la vetustissima Casmene, seconda colonia siracusana fondata nel 645 a.C.
Scicli si trova a 24 chilometri da Ragusa. Il suo territorio comunale si estende dal mare alle propaggini meridionali deltavolato ibleo. I paesaggi sono molto vari: si passa dalla costa coperta dalla macchia mediterranea ai pendii dolci di origine alluvionale dell'entroterra con ulivi, mandorli e carrubi fino a giungere ai rilievi calcarei della parte settentrionale e interna in cui sorge il capoluogo. Il territorio comunale è solcato da diversi corsi d'acqua i quali hanno tutti carattere torrentizio e pressoché stagionale fatta eccezione per l'Irminio; gli altri principali torrenti intercettano il centro di Scicli e sono ilMothucanus o torrente Modica-Scicli, il torrente di S. Maria La Nova e quello di S. Bartolomeo. Nei millenni ognuno di questi ha scavato nel tavolato profonde gole che oggi caratterizzano il paesaggio. La città moderna è adagiata nella conca in cui questi tre canyon confluiscono.
La presenza umana nel territorio di Scicli risale addirittura al periodo eneolitico, come dimostrano i ritrovamenti della Grotta Maggiore situata vicino all'Ospedale Busacca, datati fra l'età del rame e l'età del bronzo antico (III-II millennio a.C. – XVIII-XV secolo a.C.)
La caratteristica conformazione del territorio con la presenza di cave e grotte carsiche, ha favorito la nascita di numerosi insediamenti rupestri. Oltre a quello preistorico di Grotta Maggiore, ricordiamo anche l'insediamento tardo bizantino del VII secolo d.C. sito in località Castellaccio, e l'insediamento rupestre bizantino (VIII secolo d.C.) e medievale (X-XI secolo d.C.) in località Chiafura, visibile sino ai nostri giorni.
Ritrovamenti archeologici, in particolare i resti di un abitato greco presso la foce dell' Irminio, testimoniano la presenza, o comunque dei contatti di primaria importanza con i greci.
- Chiesa di San Matteo: Simbolo di Scicli e chiesa Madre fino al 1874, è posta sul colle di San Matteo, sito della città vecchia. È l'edificio ecclesiastico più antico della Città, alcuni storiografi ne fanno risalire la fondazione all'epoca paleocristiana, altri alla dominazione normanna. Di certo esisteva durante il Medioevo nello stesso sito una grande basilica a tre navate con un alto campanile collocato a sud, dietro le absidi; l'attuale pianta dovrebbe rispecchiare per sommi capi quella medievale: tre navate a cinque campate che sfociano in un ambiente centrico formato dal transetto e dalle tre absidi rettangolari.
- Chiesa di San Guglielmo (ex Chiesa di Sant'Ignazio di Loyola) Costruita nella prima metà del Settecento, annessa al Collegio gesuitico demolito a metà del XX secolo; è la Chiesa Madre della città dal 1874, anno del trasferimento della Madrice dalla Basilica di San Matteo. Segue i dettami dell'architettura gesuitica internazionale. Presenta tre navate, con cappelle laterali, presbiterio, coro absidato.
- Chiesa di San Giovanni Evangelista la facciata concavo-convessa a tre ordini rivela influssi borrominiani (S. Carlino alle Quattro Fontane - Roma). L'interno a pianta ellittica coperta da una cupola (i finestroni si aprono direttamente sull'imposta della cupola) è preceduta da un endonartece e conclusa da un'abside. Gli stucchi e le decorazioni dell'interno sono del secolo XIX.
- Chiesa di San Giuseppe si trova nel quartiere omonimo, l'interno è settecentesco e custodisce la statua lignea di S. Giuseppe laminata in argento e quella di S. Agrippina del Quattrocento.
- Chiesa di Santa Teresa la facciata rivela influenze ancora legate alla tradizione architettonica precedente il terremoto del 1693. L'interno tardobarocco è uno dei più ricchi della provincia per gli stucchi, le tele, le sculture, le pavimentazioni a tarsie bianche e nere.
- Chiesa di San Bartolomeo Apostolo risale ai primi anni del XV secolo. L'interno è ad unica navata a croce greca e si presenta sostanzialmente tardo barocco-rococò; custodisce uno spettacolare ciclo di stucchi che vanno dal Settecento all'Ottocento.
- Chiesa di San Michele come la vicina chiesa di S. Giovanni mostra una struttura architettonica palesemente settecentesca e un apparato decorativo in stucco ottocentesco già pienamente Neoclassico. L'impianto è trapezoidale coperto da una volta in stucco a guscio di noce e concluso da un'abside semicircolare.
- Chiesa di Maria Santissima della Consolazione la struttura attuale delle navate resistette al sisma del 1693 e risale al 1600 circa; l'abside, il cupolino e gli ambienti adiacenti (Sala del Capitolo, Sagrestia) furono ricostruiti successivamente secondo uno stile pomposamente settecentesco-rococò; notevole la pavimentazione a tarsie marmoree del presbiterio nonché il fastoso organo settecentesco e gli stalli lignei ottocenteschi.
- Chiesa di Santa Maria La Nova di origini antichissime, probabilmente bizantine, dal 1994 è sede del Santuario di Maria SS. della Pietà. La sua costruzione ha attraversato vicende particolarmente complesse e travagliate. La maggior parte delle notizie che abbiamo sono riferibili all'edificio seicentesco e alle successive ricostruzioni. La chiesa è stata retta da sempre da una potente Confraternita, che tra l'altro nel XVI secolo acquisì l'ingente eredità del banchiere Pietro di Lorenzo detto Busacca. Queste ingenti somme permisero alla Confraternita non solo di avviare una serie di azioni sociali a favore della comunità e delle classi meno abbienti, ma anche di edificare in pieno centro una sede degna e maestosa per la fondazione benefica che faceva capo alle rendite di Busacca e di riedificare la propria chiesa. L'intero complesso è incredibilmente denso di sculture, pitture e reliquie di grande interesse per antichità e pregio.
- Convento dei Cappuccini il complesso si estende fra le pendici delle rocciosa collina della Croce e l'altura argillosa della Bastita. Il convento fu costruito annesso a quella che era la chiesa di S. Agrippina. Il culto della santa si trasferì poi nella chiesa di San Giuseppe dove ancora rimane una bellissima statua del Quattrocento dedicata alla Santa.
- Complesso della Croce di origini tardomedievali, custodisce tra le sue vecchie mura due antichi chiostri porticati; l'interno della chiesa, rimodulato nel Settecento con un ciclo di stucchi bianchi, conserva ancora numerose lapidi e sepolcri medioevali. La facciata, sobria ed elegante, è impreziosita da un portale con archivolto gotico-catalano, da tre stemmi (quello dell'Universtà di Scicli (il Comune), quello degli Enriquez e quello dei Cabrera) e da una porzione di cornice che apparteneva al rosone.
- Convento di Sant'Antonino nell'ottica dell'ibrido ma con un'apertura straordinaria verso il mondo rinascimentale è il convento di Francescani Conventuali di S. Antonino a Scicli, la cui fondazione oscillerebbe tra 1514 e 1522.
- Complesso del Carmine fra tutte le architetture ecclesiastiche della città il complesso del Carmine rivela la più elevata omogeneità stilistica fra le componenti architettoniche, scultoree e pittoriche: tutto concorre a creare un'atmosfera rococò gli stucchi candidi, la luminosità dell'aula, le numerose tele. L'impianto architettonico ad aula unica è definito da uno splendido ciclo di stucchi monocromi attribuiti al Gianforma stuccatore palermitano allievo di Giacomo Serpotta.
- Palazzo Beneventano definito da Sir Anthony Blunt il più bel palazzo barocco di Sicilia, ("di un pallido colore giallo-oro che al sole acquista un'indescrivibile opulenza"). Si trova alle pendici del Colle di San Matteo in posizione baricentrica tra l'antica cittadella fortificata sita in cima all'altura e la moderna città settecentesca adagiata nei due canyons di Santa Maria La Nova e di San Bartolomeo (le "cave"). Caratteristici mascheroni "irriverenti" adornano i due monumentali prospetti legati da uno spettacolare cantonale. In cima a questo svetta lo stemma coronato dei Beneventano decorato da due teste di mori, ormai uno dei simboli della Città. È stato inserito nella lista del Patrimonio Mondiale dell'Umanità dall'Unesco.
- Palazzo Fava uno dei primi monumentali palazzi barocchi della ricostruzione rappresenta il perno prospettico tra lo scenario naturale della cava di S. Bartolomeo e la fuga prospettica sul paesaggio antropizzato di piazza Italia e Corso Garibaldi. Notevoli le decorazioni tardobarocche del portale d'onore e dei balconi su piazza Italia ma raggiunge l'apice del genio nell'unico balcone su via san Bartolomeo ornato di grifoni, mostri di ascendenza medievale e manieristica e svariate teste di moro.
- Palazzo Spadaro si trova sulla via F. Mormino Penna, è una delle sedi istituzionali del Comune. Rappresenta la prova tangibile del progressivo cambio di gusto dalla pomposa e scenografica poetica tardobarocca ad una raffinata e ricercata cultura rocaille. Il prospetto è leggermente curvo e segue l'impianto ancora medievale dell'antico Corso, oggi via Francesco Mormino Penna. Gli interni sia sul piano architettonico che su quello puramente decorativo sono da riferire a rimodulazioni del XIX secolo. Visitabile, sede di numerose mostre temporanee.
- Palazzo di Città sede del Comune, è stato costruito nei primissimi anni del Novecento sul sito del demolito convento delle Benedettine, annesso alla Chiesa di San Giovanni Evangelista. È in stile eclettico neorinascimentale, mostrando elementi del primo Rinascimento fiorentino (le bifore e il bugnato di Palazzo Rucellai progettato a metà del Quattrocento da Leon Battista Alberti) ma anche citazioni michelangiolesche (l'ordine gigante).
- Sulla Via Francesco Mormina Penna e Piazza Municipio: L’intera area del centro storico, su quasi trecento metri di basolato, viene attraversato da questa via e inserito dall’UNESCO nella lista dei beni patrimonio dell’umanità. Gli edifici che s’incontrano su questa strada vanno dal XVII al XX secolo, accomunati dall'uso della locale pietra calcarea che rende il contesto visivamente omogeneo. I monumenti che insistono sull'area pedonale sono (da Ovest verso Est) la chiesa di S. Teresa e l'annesso convento (XVII - XVIII sec.), un garage di inizio Novecento in stile liberty, Palazzo Spadaro (XVIII sec.), la chiesa di San Michele con l'annesso convento (oggi palazzo Carpentieri, XVIII sec.), palazzo Bonelli (XVIII - XIX sec.), palazzo Conti (XIX sec.), Palazzo Veneziano-Sgarlata (XVIII sec.), Palazzo Papaleo (XIX sec.). A questo punto lo spazio si dilata e la via sfocia su piazza Municipio: qui prospettano il Palazzo di Città, la Chiesa di San Giovanni Evangelista, i resti della piccola chiesa di Sant'Andrea e diversi edifici ottocenteschi. Questo slargo è nato dalla demolizione della settecentesca chiesa di Santa Maria La Piazza in seguito allo sventramento ottocentesco della Maestranza Nuova (oggi Via Nazionale).
- Piazza Italia è uno dei nodi urbanistici più importanti della città nonché la piazza più vasta. Su questa area prospettano numerose architetture di pregio che vanno dal secolo XVIII al XX.
- Piazza Busacca una delle più interessanti piazze della città, progettata a fine Ottocento, è un'area rettangolare individuata principalmente da due elementi: il complesso del Carmine, che ne costituisce il limite occidentale, e la Maestranza Nuova (via Nazionale), che la delimita a Oriente; a Sud è chiusa dal Palazzo Busacca, costruito grazie alle rendite dell'eredità del benefattore. Al centro della piazza troneggia il monumento marmoreo a Pietro di Lorenzo detto Busacca.
- Villa Penna giardino privato dei Baroni Penna , la sua progettazione affronta gli stessi temi compositivi dei grandi parchi annessi alle residenze reali europee del Settecento (modellazione del suolo, lunga scalinata assiale). Negli anni sessanta dell'Ottocento la Villa, in seguito a una controversia tra il Comune e il Barone Penna, fu espropriata. Il proprietario prima di perdere possesso del giardino decise allora di devastarlo abbattendo ogni forma di vita vegetale e animale, privando la comunità di Scicli del suo più grande spazio verde. Solo recentemente il giardino è stato ripristinato sia nelle opere architettoniche che nella vegetazione.
Scicli ha sempre mantenuto nei secoli il carattere di cittadella fortificata, sia per la posizione strategica nel territorio a difesa della costa sia per la sua singolare articolazione morfologica su alture particolarmente scoscese che l'ha resa difficilmente espugnabile.
- Il Castellaccio ( castrum magnum) di cui rimangono pochi ma maestosi resti sulla cima rocciosa del colle di San Matteo, si tratta di un torrione, probabilmente il mastio di un complesso fortificato più ampio e articolato andato perduto per via del progressivo sfaldamento dei costoni rocciosi sui quali era costruito.
- il Castello dei Tre Cantoni (detto nella storiografia locale Castelluccio o castrum parvum o triquaetrum) è posto a difesa dell'unico fronte non dirupato e quindi naturalmente protetto della città antica, quello orientale, verso Ispica. Si erge su un profondo fossato che divide il territorio urbano dalla campagna; un bastione quadrilatero fa da zoccolo all'intera struttura rinforzata agli angoli da ulteriori torri; sulla sommità sono ancora visibili e visitabili le fondazioni di una torre triangolare di età antica che dà il nome al complesso. A occidente su una terrazza calcarea si apre la cosiddetta piazza d'Armi che sovrasta i resti del vicino Castellaccio.
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“Sentieri velati da un tratto di eterno: basole fra scorci di storica passione; a passi tardi rinvengo in cor mio nascituro sguardo che soave m’attrista.” S. Quasimodo
Città dal prestigioso passato, sede della potente Contea di Modica dei Chiaramonte prima e dei Cabrera dopo, che diede i suoi Natali al premio nobel per la letteratura, Salvatore Quasimodo nel 1959.
Modica, il cui nome originerebbe dal fenicio Mùtika (albergo, dimora) o dal siculo Mùrika (roccia nuda) è situata a 15 kilometri a sud di Ragusa ed il suo territorio urbano si sviluppa su un esteso altopiano solcato da profondi canyon( chiamati in loco “cave”), la città sorge sulla confluenza di due torrenti che si uniscono a formare il Modicano, il cui alveo è stato coperto agli inizi del Novecento ,divenendo Corso Umberto I la via principale della città.
Modica, come altri centri storici del Val di Noto, deve la sua particolare configurazione urbana alla non comune conformazione del territorio combinata ai vari fenomeni di antropizzazione. Molte abitazioni della parte vecchia della città, addossate le une sulle altre, sono spesso l'estensione delle antiche grotte, abitate fin dall'epoca preistorica. Sono state censite circa 700 grotte che una volta erano abitate, o comunque adibite a qualche uso, fra quelle visibili e quelle "inglobate" in nuove costruzioni. Di notevole rilevanza storica è l'ottimo stato di conservazione, in pieno centro storico, della necropoli del Quartiriccio, al quartiere Vignazza, con alcune decine di tombe a forno scavate nella roccia, risalenti al 2200 a.C. Il tessuto urbano, adagiato sui fianchi delle due vallate e sui pianori delle colline sovrastanti, è un intrigo di casette, viuzze e lunghe scale, che non possono non ricordare l'impianto medievale del centro storico, tutto avviluppato intorno allo sperone della collina , sul quale poggiava inaccessibile il Castello.
Anche Modica è annoverata tra i beni patrimonio dell’umanità dell’Unesco, nonostante l’aspetto caratteristico del tardo barocco, nel centro storico, sia stato turbato dagli scempi edilizi succedutosi dagli anni sessanta agli anni ottanta.
Una particolarità delle chiese nella città di Modica: le chiese non si affacciano su delle piazze ma su delle scalinate maestose.
Nella città di Modica possiamo ammirare anche delle strutture architettoniche in stile Gotico Chiaramontano, così denominato in onore della famiglia Chiaramonte che adottò lo stile gotico per costruire le chiese e i palazzi durante il suo regno, nel trecento.
- Duomo di San Pietro la data della sua prima edificazione è da collocarsi dal 1301 al 1350 circa, in seguito a secolare disputa, è stata dichiarata Chiesa Madre al pari di San Giorgio, la chiesa "ufficiale" dei Conti. Fa parte anch'essa della lista dei Monumenti Bene dell'Umanità dell'UNESCO. Danneggiata dal passare dei secoli e dalle frequenti scosse telluriche in quest'area ad alto rischio sismico, fu a più riprese ricostruita, ma alcuni elementi interni furono risparmiati dai crolli; si conserva ancora una cappella laterale dedicata all'Immacolata, che riporta la data del 1620 incisa sul cupolino, e che ha resistito anche al terremoto del 1693 Una bella scalinata con le statue dei dodici Apostoli, chiamati dal popolo Santoni, conduce alla sobria ma maestosa facciata suddivisa in due ordini, e abbellita da quattro statue, raffiguranti San Cataldo, Santa Rosalia, San Pietro e la Madonna, che arricchiscono il secondo ordine, che è infine sormontato all'apice della facciata dalla scultura, in altorilievo, di un Gesù Cristo in trionfo.
- Il Duomo di San Giorgio di Modica viene spesso indicato e segnalato come monumento simbolo del Barocco siciliano tipico di questo estremo lembo d'Italia, di cui rappresenta l'architettura sicuramente più imponente e scenografica. Lo storico dell'arte Maurizio Fagiolo dell'Arco ha dichiarato che tale Chiesa forse andrebbe inserita tra le sette meraviglie del mondo barocco.
- La chiesa di San Giorgio, inserita nella Lista Mondiale dei Beni dell'Umanità dell'UNESCO, è il risultato finale della ricostruzione sei-settecentesca, avvenuta in seguito ai disastrosi terremoti che colpirono Modica nel 1542, nel 1613 e nel1693, lievi danni, invece, apportarono i sismi nell'area iblea succedutisi nel corso del Settecento e nel 1848.La presenza di una chiesa in tale sito si segnala in documenti dell'Archivio parrocchiale, comprendenti anche documenti della cancelleria papale, a partire dal 1150 circa, ma verosimilmente la sua prima edificazione sarebbe stata voluta direttamente dal Conte Ruggero d'Altavilla, a partire dalla definitiva cacciata degli Arabi dalla Sicilia, intorno al 1090. La chiesa di San Giorgio fu eretta a Collegiata con bolla di Urbano VIII del 6 novembre 1630. L'imponente facciata a torre fu costruita a partire dal 1702 e completata, nel coronamento finale e con l'apposizione della croce in ferro sulla guglia, nel 1842.
- Chiesa di Santa Maria del Gesù: La chiesa di S. Maria del Gesù (1478-1481) e l'annesso convento (1478-1520), dichiarati Monumento Nazionale in quanto preesistenti ai terremoti del 1542, del 1613 e del 1693, appartennero ai Frati Francescani Minori Osservanti. Conserva uno splendido chiostro a due ordini in stile tardo-gotico, con tante colonnine variamente decorate e ognuna diversa dall'altra, restaurato nel 2010 è oggi visitabile, si tratta di un unicum in tutta l'Italia meridionale, con paragoni stilistici sopravviventi solo in Catalogna.
- Chiesa di San Giovanni Evangelista Questa chiesa presenta una facciata la cui ultima versione è stata rifatta dopo il 1839, per essere completata fra il 1893 ed il 1901. Il luogo di culto si trova in questo sito dal 1150, la chiesa fu ricostruita in forme barocche tra i primi decenni del Settecento ed il 1839, Il prospetto fu lievemente lesionato dall'ulteriore sisma del 1848, il che portò alla decisione, nel 1893, di modificare ulteriormente la facciata, dando forma a quella definitiva di fine Ottocento in stile neoclassico.
- Palazzo della Cultura e Museo Civico L'ex Monastero delle Benedettine, (XVI-XIX secolo), attuale Palazzo della Cultura, era presente in questo sito già nel 1626. Il Monastero, dedicato a San Benedetto nel 1637, fu requisito dal governo regio nel 1860. Attualmente ospita nelle sue ampie stanze, oltre ad alcuni uffici municipali, il Museo Civico Archeologico, il cui pezzo forte, assolutamente da vedere, racchiuso in una teca, è la statuetta bronzea dell'Ercole di Cafeo, risalente al III secolo a.C. Al piano terra è ubicata dal 1881 la Società Operaia di Mutuo Soccorso, la quale racchiude al suo interno uno dei due atri ed alcune colonne del vecchio monastero. Il Palazzo è stato la sede dello storico Tribunale di Modica dal 2 giugno 1862 fino a settembre 2003
- Chiesa del Carmine La chiesa di Santa Maria del Carmelo, detta "del Carmine" (fine XIII - XIV sec.), è uno dei pochi monumenti che resistette alla violenza del sisma del 1693. E infatti il prospetto, che aveva in parte superato anche i terremoti del 1542 e del 1613, è arricchito da un bel portale risalente alla fine del Trecento, già dichiarato Monumento Nazionale all'inizio del XX secolo, sovrastato da un rosone francescano con dodici raggi, il tutto in stile tardo gotico chiaramontano.
- Convento del Carmine L'edificazione avvenne a seguire la Chiesa omonima, fra la fine del Duecento e la prima metà del Trecento, per ospitare i frati Carmelitani giunti in Sicilia già da qualche decennio. Il convento era dotato di 23 celle, ed è stato sottoposto a varie ristrutturazioni ed ampiamenti da sovra-elevazione nel corso dei secoli, soprattutto dopo i danni del terremoto del 1693, e successivamente, quando fu requisito dal Regno d'Italia nel 1861 per farne sede della Caserma dei Carabinieri. È in questa occasione che vengono a scomparire gli orti antistanti il Convento, per essere trasformati nella pubblica piazza del Carmine, intitolata nel secolo successivo a Giacomo Matteotti. Il prospetto è stato interamente rifatto, in stile neorinascimentale-liberty.
- Chiesa di San Domenico, ex convento e CriptaLa chiesa di San Domenico, detta del Rosario (1678), presenta uno dei pochi prospetti rimasti integri dopo il terremoto del1693. L'originaria costruzione della chiesa, con l'annesso convento dei Domenicani risale al 1461. Il luogo sacro è ricco di interessanti tele del Cinquecento, ed ha una cappella interna, un tempo riservata alla preghiera dei frati, riccamente decorata con pitture murali e pregevoli stucchi. Il convento attualmente è sede del Palazzo Municipale, dal 1869. Nell'atrio è visitabile una interessante cripta sotterranea (Seicento), scoperta da Giovanni Modica Scala a metà Novecento, contenente resti ossei, attribuibili ai Frati Domenicani stessi, e che lascia intravedere tracce di affreschi. Il convento era sede, per la diocesi di Siracusa, del Tribunale dell'Inquisizione.
- Chiesa di Santa Maria di Betlemme con preesistente Cappella Palatina La chiesa di Santa Maria di Betlemme è una delle tre antiche collegiate (dal 1645) della città, e la sua presenza nel sito risale al XIV secolo. La facciata è di fine Cinquecento nella parte inferiore, mentre è stata ricostruita dopo il terremoto del1693, per essere completata nel 1821. Nasconde al suo interno una pregevolissima Cappella Palatina, detta ancheCappella Cabrera (1474-1520, Monumento Nazionale), in stile tardo gotico, sopravvissuta al terremoto del 1693 e incastonata nella nuova architettura settecentesca. L'arco di ingresso alla Cappella deve il suo nome al conte Giovanni Cabrera , come ringraziamento per le ingenti donazioni fatte alla chiesa nel suo testamento del 1474.
- Portale de Leva Il Portale De Leva, di primo Trecento, è un elegante esempio dello stile gotico chiaramontano. E’ il più bel portale di Modica, con gli archi di una grande ogiva scolpiti a tre ordini, con decorazioni geometriche a zig zag, e foglie di acanto a completare la fitta trama di ricami arabeschi. Era con molta probabilità la porta d'ingresso di una chiesetta.
- Convento dei Cappuccini e chiesa di San Francesco Il settecentesco Convento dei Frati Cappuccini e l'annessa chiesa di San Francesco d'Assisi, sempre del Settecento, sono assolutamente da visitare per il perfetto stato di conservazione. Il convento ha un bellissimo chiostro lastricato con suggestive basole di pietra locale, con un pozzo al centro, il tutto tipico delle silenziose e affascinanti costruzioni francescane. La chiesa, cui si arriva percorrendo un vialetto circondato da alti cipressi, nasconde al suo interno due capolavori scultorei in legno indorato, un reliquario e la custodia del SS. Sacramento.
- Santuario della Madonna delle Grazie L'edificazione del Santuario fu decisa in seguito al ritrovamento in loco, il 4 maggio 1615, di una tavoletta di ardesia raffigurante la Madonna con in braccio il Bambino; la tavoletta bruciò incessantemente per tre giorni, dentro un cespuglio di rovi, senza consumarsi, per cui si gridò al miracolo, ed il popolo volle che ivi fosse innalzata una chiesa. Risalgono ai primi del Seicento il portale laterale, con le sue finissime decorazioni di stile tardo rinascimentale sotto il timpano spezzato, e probabilmente la torre campanaria alla sinistra del colonnato sul prospetto principale, peraltro rifatto, quest'ultimo, dopo il sisma del 1693, in stile tardo barocco, con le robuste colonne binarie sporgenti, che ricordano quelle del Duomo di San Giorgio. La Madonna delle Grazie fu proclamata Patrona Principale di Modica con Decreto Vescovile del 3 agosto 1627.
ARCHITETTURE CIVILI E MILITARI
- PALAZZO POLARA Sul lato sinistro del Duomo di San Giorgio è visibile Palazzo Polara (fine Settecento), sul cui frontone spicca lo stemma della famiglia con la stella polare. Palazzo Polara, è una costruzione in stile tardo barocco, introdotta da un elegante scalone. La facciata, in un tutt'uno scenografico con la scalinata monumentale ed il prospetto del Duomo di San Giorgio, domina la parte bassa del centro storico di Modica.
- Palazzo Napolino-Tommasi Rosso Posto nel cuore dell'antico quartiere di Francavilla, alle spalle del Duomo di San Giorgio e nei pressi dell'entrata del Castello dei Conti, è fra le testimonianze più significative dell'architettura tardo-barocca di Modica. La sua costruzione risale alla seconda metà del XVIII secolo. La sua facciata comprende un bel portale d'ingresso, le cui colonne ai lati lasciano scendere degli eleganti tendaggi scolpiti nella pietra, ed emergenti dalla bocca di due leoni.
- Casa natale del poeta Quasimodo, Nobel 1959 per la Letteratura La casa natale di Salvatore Quasimodo, in cui nacque il poeta il 20 agosto 1901, insignito del Premio Nobel per laLetteratura il 10 dicembre 1959, è visitabile. Contiene oggetti personali del poeta e il mobilio del primo Novecento. A Modica opera il Parco Letterario Salvatore Quasimodo, che cura varie manifestazioni culturali della città di Modica, soprattutto nel mese di agosto, quando ricorre l'anniversario della nascita.
- Palazzo degli Studi Il Palazzo degli Studi (1610 - 1630) era in realtà il Convento dei Padri Gesuiti, i quali fin dal loro insediamento nella struttura ne fecero il Collegio dove istruire i rampolli dell'aristocrazia di Modica. Il Collegio, costruito ampliando e restaurando un palazzo donato al Comune dal nobile palermitano Alliata, il cui prospetto barocco fu rifatto nel 1714 su progetto di Rosario Gagliardi, mentre il Convento, resistendo al terremoto del 1693, determinò la scelta dei Gesuiti e del popolo modicano di non spostare la città sugli altopiani limitrofi. L'intero edificio sorse per volontà della contessa Vittoria Colonna de Cabrera, che si fece promotrice della venuta a Modica dei Gesuiti, e contribuì finanziariamente, insieme al Comune e ai possidenti del tempo, al che nella capitale della Contea si istituissero corsi di studio di livello universitario.
- Teatro Garibaldi La prima costruzione fu realizzata fra il 1815 ed il 1820 fu chiamato Real Teatro Ferdinandeo in onore al regnante dell'epoca, dopo l'Unità d'Italia fu intitolato a Garibaldi. Esso si presenta con la facciata in stile neoclassica, Fu inaugurato nel 1857 con la Traviata di Giuseppe Verdi. È un piccolo vero gioiello, che in miniatura riproduce i teatri delle grandi città.
- Palazzo Grimaldi con Pinacoteca Palazzo Grimaldi, XVIII-XIX secolo, con l'annesso portale della Chiesetta di S. Cristoforo, cappella privata della famiglia Grimaldi, si incontra lungo il corso principale a poche decine di metri dal Duomo di San Pietro. Rappresenta, forse, con i suoi 14 balconi in due piani, il più bell'esempio di edificio in stile neorinascimentale fra quelli che si affacciano sul centro storico di Modica Bassa. Ospita nei suoi saloni una Pinacoteca, ricca di opere pittoriche dei più noti artisti dell'area iblea dalla seconda metà dell'Ottocento fino ai nostri giorni.
- Castello dei Conti di Modica In cima ad una rupe, costruito sul pianoro conclusivo di un promontorio roccioso a becco d'aquila, ha rappresentato per tanti secoli la sede del potere politico e amministrativo di quella che fu la Contea di Modica. Era infatti presidio fortificato militare e carcerario, residenza dei Conti prima, del Governatore della contea in nome del Conte, dopo. Carlo I d'Angiò fece redigere due elenchi dei castelli demaniali siciliani: gli Statuta Castrorum Siciliae, emanati nel 1268 e nel 1272. È nel secondo elenco che troviamo citato il castello di Modica Dal punto di vista monumentale, il Castello, o ciò che di esso rimane, nato come fortificazione rupestre che si sovrappone ad un'emergenza funeraria del tipo di Pantalica, viene modificato in varie epoche tra l'VIII e il XIX secolo, e si erge su un promontorio roccioso difficilmente attaccabile, con due lati su tre costituiti da pareti a strapiombo. All'esterno rimane una torre poligonale (XIV sec). Nel cortile interno sono visitabili le carceri medievali, civili e "criminali", una serie di stanze squadrate ricavate dalla roccia, ognuna riservata ad una specifica categoria di carcerati: donne, condannati comuni, galantuomini, persone in attesa di giudizio. Per i briganti più pericolosi c'erano (una è ancor oggi visibile) due grandi fosse profonde circa sette metri, chiuse in alto da una possente grata di ferro, dalla quale entravano la luce e l'aria. Nello stesso cortile poi è presente la recente chiesa della Madonna del Medagliere (sorta nel 1930 sui ruderi della chiesa di San Leonardo, a conforto dei carcerati fino al 1865), inoltre è visibile ciò che resta della chiesetta di San Cataldo, che era la cappella privata del Conte e del Governatore, e infine tre nicchie campanarie oggi murate all'esterno, il suono delle cui campane indicava alla città le ore, ed i momenti che si vivevano all'interno del Castello.
- Torretta dell'Orologio Sui resti post-terremoto (fine XVII sec.) di una torre medioevale del castello dei Conti, posta a cavaliere delle mura sottostanti, è stato apposto, nel 1725, un orologio meccanico a contrappesi, ancora perfettamente funzionante, i cui complessi meccanismi vengono controllati e riavviati ogni 24 ore circa. . La torre dell'orologio - imponente testimone secolare della vita cittadina - è sempre stata considerata il "simbolo" dell'antica nobile Città di Modica e insieme alle due chiese maggiori di Modica - è il monumento più fotografato della Città.